LA CORTE DI STRASBURGO PER I DIRITTI UMANI CONDANNA L'ITALIA PER I RESPINGIMENTI DEI PROFUGHI LIBICI.
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LA CORTE DI STRASBURGO PER I DIRITTI UMANI CONDANNA L'ITALIA PER I RESPINGIMENTI DEI PROFUGHI LIBICI.
Respingimento del 6 maggio 2009: La sentenza della Corte di Strasburgo colpisce i respingimenti attuati dall'Italia verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italo-libico siglato dal governo Berlusconi. "Il 6 maggio 2009, a 35 miglia a sud di Lampedusa - spiega il Consiglio italiano per i rifugiati 3 (Cir) - in acque internazionali, le autorità italiane hanno intercettato una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti - stando al ricorso - sono stati trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. I migranti non hanno avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di queste 200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) sono state rintracciate e assistite in Libia dal Cir e hanno incaricato gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell'Unione forense per la tutela dei diritti umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo".
Le condizioni di detenzione in Libia. "Le successive condizioni di vita in Libia dei migranti respinti il 6 maggio 2009 sono state drammatiche - sostengono dal Cir - La maggior parte è stata reclusa per molti mesi nei centri di detenzione libici, dove ha subito violenze e abusi di ogni genere. Due ricorrenti sono deceduti nel tentativo di raggiungere nuovamente l'Italia a bordo di un'imbarcazione di fortuna. Altri sono riusciti a ottenere protezione in Europa, un ricorrente proprio in Italia. Prima respinti e poi protetti, a dimostrazione della contraddittorietà e insensatezza della politica dei respingimenti". Al riguardo va ricordato che, secondo le stime dell'Unhcr, circa 1.500 migranti hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia via mare nel 2011.
Le reazioni alla sentenza. "Viene condannato il governo italiano ma vince lo spirito della nostra Costituzione, nonché la tradizione del popolo italiano - sostiene Andrea Olivero, presidente nazionale Acli - quella di un paese accogliente che non respinge i disperati in mare consegnandoli ad un tragico destino. Un monito durissimo per il governo che ha commesso quell'errore e per le forze politiche che non solo difesero, ma si fecero vanto di quell'azione, mentre tutte le organizzazioni della società civile per il rispetto dei diritti umani ne denunciavano l'illegalità e la disumanità".
Unhcr. La sentenza è "un'importante indicazione per gli stati europei circa la regolamentazione delle misure di controllo e intercettazione alla frontiera". Lo ha affermato Laurens Jolles, il Rappresentante dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) per il sud Europa: "ci auguriamo che rappresenti un punto di svolta per ciò che riguarda le responsabilità degli Stati e la gestione dei flussi migratori".
L'Unchr comprende le "sfide che le migrazioni irregolari pongono all'Italia e agli altri paesi dell'Unione Europea e riconosce i significativi sforzi compiuti dall'Italia e dagli altri stati per salvare vite umane nell'ambito delle loro operazioni di ricerca e soccorso in mare". Ma sottolinea l'Alto Commissariato, "Le misure di controllo alla frontiera non esonerano gli stati dai loro obblighi internazionali; l'accesso al territorio alle persone bisognose di protezione dovrebbe pertanto essere sempre garantito"
L'Alto Commissariato è inoltre preoccupato che l'Italia abbia riattivato il trattato bilaterale con l'attuale Governo libico senza rinunciare formalmente alla pratica dei respingimenti che è il risultato di tale accordo. "Ci auguriamo che questa sentenza rappresenti un motivo di riflessione che porti ad un segnale di discontinuità da parte del Governo italiano", ha concluso Jolles.
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